I coreani della pasta cotta con le onde mentali sono già fantasmi sui letti vuoti.Sti tizi sono peggio dei galli, oppure il jet-lag fa ancora effetto. Vabbè, dai Fa, alzati e cammina, cioè, aspetta, voglio dire, alzati e incamminati verso un bagno, ma prima vestiti che l'aria è fresca e il bagno è fuori la struttura.
Tutto questo a me stesso nella mente.La prima risposta è Mh.
La seconda è voglio un caffè.
Mi reco all'esterno con una faccia ancora mischiata dal sonno.Non durerà molto, quest'esperienza ti può rendere stanco, ma mai troppo sonnolento.
Gli altri, eccetto Luca che ancora sta come un'involtino in una panatura,sono seduti a dei tavoli esterni sistemati sul piazzale ghiaioso davanti all'albergue. Qualcuno sta già facendo colazione e io, dopo una buona minzione li raggiungo.
Nel cielo c'è ancora una scrematura della notte passata, si capisce che sarà una bella giornata.Mike, che ha dormito in una vecchia palestra a fianco all'albergue per esaurimento posti, è già in piedi e pronto.
Ha smontato la tenda e mi dice che probabilmente si fermerà prima di Pamplona, causa brutte vesciche sorte già nel primo giorno.
Gli voglio bene a 'sto ragazzo, percepisco che c'è del buono in lui.Ha la timidezza di chi non si accetta e lo stupore quando qualcuno di sconosciuto si preoccupa per lui.In tanti lo faranno durante il suo cammino, è difficile non provare amicizia per questo tipo biondo.
Con questi pensieri faccio colazione e, quando cerco qualcosa per tagliare una pesca, lui mi porge il suo coltellino.Svizzero, naturalmente.
Sorrido e dico che dovrò comprarne uno, è un accessorio che non ho portato.
Mi dice di tenerlo, che me lo regala, lui ne ha un altro.
È uno dei regali più sentiti che abbia ricevuto e, nei giorni a venire, mi sarà molto utile.
Quando si allontana per un attimo, scrivo un biglietto e lo metto in una tasca del suo marsupio.
Go on Mike, always go on!
Spero che potrà aiutarlo in qualche modo.
Bene, siamo pronti ai passi che ci attendono oggi, Luca decide che, nei primi due giorni, Paul e João hanno tenuto un ritmo non adatto a lui.
Partiremo insieme, come accadrà quasi sempre, poi ci sfilacceremo lungo il tragitto. Una sorta di elastico temporale e di passi ma, ogni sera, saremo tutti nello stesso posto, a prescindere.
Avanti Paul e João, poco dietro Luca, Francesca e me.
Qualche km insieme, con la partecipazione anche di Thelma e Louise. Si chiacchiera, si indica qualcosa da guardare agli altri, un dito fa altrettanto con i miei occhi.Fischietto e canticchio, tunnel di fronde ci accolgono come gole verdi ed innocue.Primo paese, niente bar, andiamo avanti.
Break sul bordo di un bosco, biscotti, acqua e taaac...sigaretta.
Portogallo e Catalunya prendono il via, il resto di un'Italia rappresentata da tre regioni differenti se la prende comoda.
Con Luca e Francesca mi fermo ancora, lungo la riva di un fiume, a metter piedi nell'acqua ghiacciata o nel bar successivo, dove incontreremo Olga, una spagnola sulla mezza età che fuma di continuo.
Tania e Ivette, le due spagnole dalle risate giovani e musicali, si fermano allo stesso bar.Mi dicono che Pamplona sarà l'ultima notte del loro cammino.I miei meccanismi d'abbordaggio necessitano più di una notte, anzi a dire il vero dovrei camminarci e parlare, ma con un teatrale dispiacere auguro loro Buen Camino, guardando Tania con fugace rammarico. Beh non sono venuto qui per rimorchiare però, come si suol dire, non capita...ma se capita....
No, non capiterà mai lungo questi giorni, e va bene così, senza distrazioni ed eventuali pesantezze.
Ancora gambe in spalla, Pamplona mica è dietro l'angolo eh.
Quindi tra avvistamenti d'avvoltoi, scarponi e bastone appesi a un filo trenta metri sopra un'autostrada, un timbro sulla credencial apposto in una chiesetta dopo un ponte romano e minchiate varie ed eventuali, si arriva a Burlada, appiccicata alla città di San Firmin come un'ombra ai piedi di un uomo.
Toh, ecco Gilberto stravaccato su una panchina.Ride di gusto, a modo suo, all'udire un paio di mie esclamazioni dialettali.
Accidenti, mi passa davanti Carl, un canadese di 70 anni, incontrato più volte in questi primi tre giorni, che cammina con suo figlio di 35.Quando lo chiamo mi abbraccia subito dicendo the happiest smile on the way!
Ci sediamo per qualche minuto, il figlio va avanti, lui invece m'invita in Canada, lasciandomi tutto segnato sulla mia agenda. Gli avevo chiesto solo la mail, e ora mi trovo la possibilità di fare canoing nella terra dei mille laghi.E dovrò andarci se non voglio farlo arrabbiare. Questo è il Cammino.
Gli altri due hanno già preso i letti per noi, quindi ci muoviamo raggiungendo la città in mezz'ora.Porta medievale e grandi mura ad attenderci, l'albergue è bello, ha tutto ed è pulito.
Ok, mi cimento nella prima operazione contro una vescica sorta tra il mio alluce sinistro e il secondo dito.Che punto ad minchiam si è scelta!
Francesca mi assiste nell'intervento, sterilizzare ago, mettere filo nella cruna, tampone per il sudore, controllare TAC e pulsazioni paziente, bucare l'ampolla, tagliare filo e lasciarlo come drenaggio, garza e cerottone biblico a coprire il tutto.Non avrò più vesciche per il resto del mio cammino.
A questo punto si esce, cerchiamo un posto carino dove mangiare un pinchos e una birra trovandolo in una delle tante vie piene di gente e vita.
Cazzo quanto è carina la cameriera, voglio dire, è proprio bella con quel sorriso e quei capelli neri e corti da lasciare il collo esposto a farti desiderare, per una volta, di essere Dracula.
Dai Fà, lascia stare, che tra te e Luca un amore non si può dividere.
Altro giro, altra birra e poi fuori, nello sciamare di persone.
Mi sento chiamare, mi volto e vedo George, è stato in ospedale, pasticche per il ginocchio e dormirà in hotel.Non faccio in tempo a scambiare altre parole che Thelma e Louise mi avvisano che qualcuno è arrivato al nostro albergue.Sorrido felice, è Mike, piano ma ce l'ha fatta.
Andiamo là alla massima velocità che il mio tendine permette.Ovvero quella di una lumaca zoppa.
È seduto fuori all'albergue, lo chiamo appena entro nella via, si alza piano, le sue vesciche si sono riprodotte. Ogni volta è come se lo vedessi arrivare a fatica lassù, sui Pirenei. Cenerà con noi, nell'attrezzata cucina del posto, gli dico che ho visto anche Gilberto, ma dorme da un'altra parte.Francesca fa una lavatrice per tutti, io e Luca gli diamo giù di pasta e insalata per contorno.Insieme a noi ci sono anche Andrea e Romina, il primo di Torino ed ex attore di telenovelas, la seconda fa il tecnico di laboratorio ed è appassionata fotografa, la ricordo bene sui Pirenei.
Beh, lavata al volo di piatti e poi non vuoi uscire un'oretta per goderti la movida pamplonese?
Il tempo di bere una birra seduti in mezzo a una piazza piena di gente, due risate con Mike e gli altri, poi rientro prima delle 22 all'albergue.
Tutti giù in lavanderia dove troviamo altre persone, tra cui Tania ed Ivette.Chiacchiere e sigarette vanno via come questo tempo che sto passando, senza accorgermene.C'è anche Sua, la coreana.Lei e Mike si fermeranno un giorno in più, noi no, il giorno dopo ci attende Puente la Reina.
Accade una cosa in tutto questo tempo, una cosa che sentivo di dover fare.Mando un messaggio a una persona, dopo sette anni che non lo facevo.Dico che ho fatto pace con molte cose, tra cui proprio lei.La risposta che mi arriva è piena di gioia, e la notizia seguente mi conferma che nel cammino quello che avviene, non avviene per caso.
Ha un problema serio da risolvere, di salute, e scrivo che quando vorrà, nella settimana seguente, mi farà sapere.Ovunque sarò, mi fermerò e lascerò un sasso e un pensiero, affinché tutto vada bene.Sono più leggero adesso, indiscutibilmente.
Insomma un paio di foto con Tania, ancora parole che si mischiano nell'aria e poi, alla spicciolata, gli altri vanno a dormire.
Ma questa notte non ha ancora finito perché in controcorrente rispetto agli altri arriva un tizio.
Umhh, io lo conosco, penso, e subito rammento del primo giorno, dei primi km, di uno dei primi video.
Si mette gambe fuori la finestra e culo a sedere sulla lavatrice, esito un attimo, poi la mia curiosità prende il sopravvento.
Hi, don't sleep?
No, mi fa lui sempre in inglese, non riesco a dormire.
Ha gli occhi gonfi, qualche tatuaggio sparso, 54 anni e una storia da raccontare.
Presumo che tutti conoscano una delle canzoni più famose degli U2, bene lui viene da Derry, dove accadde quel che accade in quella triste domenica.
Aveva 11 anni all' epoca e quelli seguenti non furono più facili.
Mi racconta molto Jo (userò questo nome per lui), e piange mentre lo fa.Fumiamo insieme, al cielo aperto di una finestra sopra una Spagna silenziosa.Mi dirà più volte God bless you, e si scuserà per le sue lacrime.Io invece lo ringrazierò per aver parlato con me.Ci salutiamo con la promessa che, nei giorni a venire, berremo una birra insieme quando ci troveremo.
Al mettere queste quattro ossa sul letto, mi trovo a canticchiare nella mente quella famosa canzone, prima di svenire in un sonno senza sogni.
On air
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