Una volta preparati, ci ritroviamo all'aperto sotto il porticato dove siamo stati accolti ieri.C'è un distributore automatico di bevande,compresa la sciacquatura di lavatrice spacciata per caffè, intorno al quale si consuma una sparuta colazione mischiata con i preparativi finali di copertura zaini e indumenti con qualcosa di impermeabile.Quelli con i poncho sembrano tante m&m's dai colori più svariati.João non ha nulla per lo zaino, quindi userà una busta nera dell'immondizia e mollette per fissarla.Federika non ha copri pantaloni e risolveremo con buste più piccole ai piedi, fin sopra la caviglia, assicurate con nastro isolante ed elastici.
Sapevo che prima o poi il manuale delle Giovani Marmotte sarebbe tornato utile.
Paul è il più felice, finalmente può usare quell'ombrello a causa del quale l'abbiamo preso per il culo da quando siam partiti.A Luca presto l'impermeabile che mia zia mi ha dato prima di partire, io kway e copripantaloni, nei 99 eurozzi per lo zaino c'era anche la copertura per il medesimo.
Ci siamo tutti?
No, manca Francesca che è già partita con il favore delle tenebre in compagnia del gruppo spagnolo e di Antonio, perciò c'incamminiamo noi cinque uscendo dall'albergue e seguendo, nella penombra plumbea di questa mattinata, le frecce del cammino.Poca strada e il gruppo, almeno per un po', si allarga. Charlotte, un'australiana che ha avuto due boyfriends italiani e il siciliano del riso buonissimo. Tra qualche fico colto dagli alberi e fango che sembra mangiarsi le scarpe, sotto una pioggerellina sottile come capelli, arriviamo a Sansol, dove prendiamo qualcosa da mangiare in un piccolo emporio dove un ragazzo di nemmeno sedici anni serve i pellegrini di passaggio. Luca, che ha naso maggiore per le comodità ci aveva preceduto fermandosi al bar successivo che era decisamente meglio.
Poco male, dopo una breve pausa ripartiamo incrociando altri pellegrini e vediamo Gilberto seduto sotto la pensilina per i bus, ma ci assicura che è solo per fare una pausa al coperto.Gli credo, da come l'ho conosciuto non sarebbe il tipo. Arriviamo a Torres del Rio, dove faccio spesa per il pranzo e visito la chiesa ottagonale del Santo Sepolcro di origine templare. La strada continua e inizia il lamento di Luca a proposito dei suoi tendini, a me non dà ancora molto fastidio, è piuttosto un lievissimo dolore in lontananza.
Cominciamo a sfilacciarci, rimanendo presto io,Luca e Federika, con gli altri che aumentano il passo.Bravi, mi raccomando i letti ragazzi.
Smette di piovere ma le nuvole rimangono fisse in cielo, noi tre continuiamo con il nostro passo che ci permette di far foto, fumare una sigaretta, dare una sorsata d'acqua e goderci questo paesaggio pieno di vigneti e saliscendi.
Dopo una di queste salite sullo sterrato, dietro la curva alla sua sommità, a fianco del sentiero e posti in una radura tra gli alberi, troviamo, per la prima volta da quando è iniziata quest'avventura, una serie impossibile da contare di sassi impilati uno sull'altro.
Piccole piramidi di sommaria fattura con, in cima o a fianco, oggetti di ogni risma lasciati dai passi precedenti.È automatico fermarsi appena si gira la curva e rimanere li per qualche istante a guardare questo posto.
Noi ci rimaniamo molto di più, decidiamo di contribuire alle costruzioni e io prendo tre sassi, uno più grande dell'altro. Alla base il maggiore, che rappresenta la mia età, poi quello mezzano che è Luca, infine l'età di Federika è il terzo. Li accompagniamo con un biglietto e la penna con cui l'abbiamo scritto. Ho anche un fugace pensiero di fare quella cosa promessa al telefono, durante la notte di Pamplona. Quando chiedo consiglio a Federika, mi risponde che se ho un minimo dubbio, allora il posto non è questo.
Ok, accetto, il problema è che di posti giusti ce ne sono molti in questo cammino.Ad ogni modo, quando stiamo terminando le nostre riflessioni e riprendiamo gli zaini, non arriva Jo?
Si, proprio l'irlandese, e questa volta gli dico che, secondo me, è ora di fare un pezzo con noi. Mi guarda per un attimo, poi mi dice ok.Il tempo di fare due presentazioni e il gruppo cambia nuovamente, riprendiamo a camminare con argomenti nuovi, un'altra voce di un coro che, a mio giudizio, non ha mai stonato, sebbene ognuno si sia preso le sue licenze in solitaria.
Affrontiamo altre salite e altre discese, faccio assaggiare a un restio Jo un grappolo d'uva.Non smetterà mai di dirmi grazie, pensava non fosse pronta.In quel pomeriggio sono invitato anche in Irlanda, mi dice che possiamo farcela a piedi tutta quanta.Cazzo, sono contento come un orso nella stagione dei salmoni.
Federika chiede a Jo di cantare qualche canzone irlandese, lui acconsente mentre scaliamo una collina, un'altra pausa per un pezzo di panino, quindi continuiamo verso Viana che raggiungiamo verso l'ora di pranzo.Sembra andare tutto per il meglio, a parte i piccoli acciacchi che abbiamo.Seduti a un bar consumiamo, tra qualche risata in mezzo a un paio di birre, un paio di panini a testa.
Poi accade che presto il telefono a Luca, come altre volte, ma riceve una notizia che spezza in un attimo l'atmosfera, come se fosse un grissino.
Un suo amico se n'è andato per cirrosi, non ce la a trattenere le lacrime, Federika e Jo mi guardano come se sapessi cosa fare, pensando che io e Luca ci conosciamo da tempo.
Mentre si alza e inizia ad andare, suggerisco di lasciarlo da solo per un po'.Parlando con Jo, che è un altro a cui l'alcool non dispiace, dico che la forza di Luca dovrà essere nel prendere questa notizia come un avviso che il cammino vuole dargli. Stupido?Può darsi, ma cos'altro può fare?Non hai strumenti per portare indietro quello che è accaduto, ma quello che è accaduto può diventare uno strumento per portarti avanti.
Un po' di silenzio per una ventina di minuti, poi raggiungiamo il genovese durante una sosta.Ricominciamo dopo avergli dato, tutti, un abbraccio, c'è da raggiungere la città e, durante gli ultimi km rimarremo indietro io e Luca. Entrambi con un buon dolore, ma il suo era meglio, tanto che si è tolto le scarpe e io zoppico come il cuoco dell'Isola del Tesoro.
Alla fine di una lunga, molto lunga, zona industriale, Federika ci attende sulla sommità di una strada in salita che ci condurrà, dopo un altro paio di km all'albergue.Ci fermiamo però, per qualche minuto, dalla figlia di Felicia, scomparsa nel 2002 e che accoglieva i pellegrini con fichi, acqua fresca e amore.Maria, la figlia, continua a farlo apponendoci anche un suo timbro personale.
Quando arriviamo, gli altri sapevano già dell'accaduto, contribuendo così a risollevare Luca. Il posto scelto non è male, al centro della città che, per tre sere, ospiterà la festa del vino.
È anche il momento di ragionare su una pausa di un giorno, Luca ha male parecchio, io non sto proprio come Usain Bolt prima di un record mondiale, Federika finirà il suo cammino qui, deve tornare a Berlino, Jo non disdegna il fatto di fermarsi ma, João avrebbe intenzione di spostarsi al nord e fare l'omonimo cammino, dato che non ha tempo illimitato e presuppone che dal nord possa raggiungere Santiago in meno giorni.
Il problema è che lui e Luca sono partiti insieme, sono amici da sei anni e il genovese non ha limiti di tempo.E poi vorrebbe dire staccarsi da questo gruppo che ha un senso.
Alla fine, con un sorriso generale, si deciderà di rimanere un giorno in più, riposarsi e goderci la città.
Paul naturalmente rimane ma Francesca, la mattina seguente, andrà avanti con gli spagnoli.
Ok, docciati e sistemati si esce per svagarci e fare spesa.Nell'ordine Federika, io, João, Paul e Jo ci avventuriamo per una piazza gremita di gente.Gira qui gira là, incontriamo le due sorelle spagnole, Gracia e Alicia che, senza tanti giri di parole, si uniscono a noi.Ma non ci abbiamo mai parlato o camminato!
Siamo comunque contenti perché si alza ancora la media di bellezza.Non che questo porterà frutti eh, sia chiaro.
Iniziamo la serata seduti a uno dei tanti caffè/bar della piazza, ma di caffè non ne parliamo, sarà una serata di solo vino e risate nella stessa quantità.Francesca la intravediamo con Antonio in giro per la piazza, proviamo a chiamarla ma il vociare della folla inghiotte le nostre voci come la folla stessa fa con loro due.
La ritroveremo all'albergue, per la cena dove abbiamo portato anche Gracia e Alicia sebbene siano a dormire da un'altra parte.
Si fanno le dieci mentre concludo degnamente con una sbornia d'altri tempi e le due signore che gestiscono l'albergue presumo siano imparentate con esponenti delle SS, tanto sono fiscali e pronte a spegnere le luci.
Nella penombra della camerata si sentono i nostri sghignazzi quando io e Federika(entrambi oltre ogni cognizione) diciamo a Luca che il suo letto è stato fottuto.Lui, sguardo perso nell'oblio, continua a dire che non è vero, finché l'evidenza, mostrata dalle sue chiappe che si siedono sulla faccia di un tipo, non gli fa rivedere le sue opinioni.
Ok ok, calma che qua è un tetris.Tu lì, lui di là, no non là, più in là, ecco lì. In pratica direttive degne di un Eisenhower durante lo sbarco in Normandia.
Bene, ci sei Luca? Cosa ti manca per metterti a dormire?
Gli manca il sacco a pelo, quello dove il tipo sopra di me sta comodamente arrotolato.
Luca si guarda intorno con sguardo da fagiano, poi sfila via il prezioso involucro al tizio che sembra cadere dalle nuvole, un po' come un difensore di calcio atterra da dietro un avversario e allarga subito le braccia. Io non ho fatto niente, ho preso la palla.
Quando m'imbusto nel mio, sto ancora ridacchiando come un deficiente e Federika non mi aiuta affatto a smettere.
Chiudo gli occhi sul pensiero che domani riposeremo e faremo festa.
Ancora Fà? Ebbastasù.
No, ancora, e adesso lasciami dormire.
On air