martedì 30 settembre 2014

Con le mani e con i piedi.Da SJPD a Roncisvalle-secondo tratto.16 settembre

Non è sudore quello che mi scende lungo il naso mentre rido e avanzo verso la figura che, a fatica, sale verso il piccolo rifugio.
Apro le braccia e ci stringiamo forte,è Mike!
Continuo a dirgli che è stato un grande ad arrivare fin qui, e lo guardo ancora incredulo.Lui mi ringrazia per quando mi sono fermato e ha dovuto continuare per forza, causa ultimo rifugio pieno.
Gli dico che ora arriveremo insieme a Roncisvalle, che faremo le pause di cui ha bisogno, che non lo lascio anche dovessi arrivare alla dieci di sera.
Quando riprendiamo i passi, mi dice di più della sua vita, parliamo delle nostre rispettive nipoti, che vuole arrivare a Santiago.
Ad una delle pause ritrovo il marchigiano, si chiama Gilberto e mi dona una piuma d'aquila trovata sui Pirenei. Lui ci parla con le aquile, sono 5 anni che va in America dai nativi indiani, ed ha una risata che nemmeno Eddie Murphy.
Raggiungiamo tutti e tre Roncisvalle, dopo aver mangiato more nel primo bosco della Navarra.
Io trovo gli altri a un bar.Hanno già prenotato per me e, vedendomi, mi dicono che erano preoccupati ma son contenti di sentire il motivo del ritardo.Terzo timbro sulla credencial, e gran doccia bollente.
Nell'albergue sono cubi da 4 letti, divisori in legno e a Luca tocca dormire in un cubo dove conosce Francesca.
Quando me la presenta lei dice la stessa cosa che ha detto a Luca.
"Ma sei rincoglionito, ci siam già conosciuti stamattina, ero io quella di Brescia con cui hai attaccato bottone"
Ah si?
Grazie MV, molte grazie, anche se c'è la scusante dei capelli legati al mattino e sciolti la sera.
Ad ogni modo, benedizione del pellegrino nella chiesa e, alle 8,45 , tutti a mangiare il menù del medesimo.
Non smette di cadere, una pioggia che ha iniziato negli ultimi cento metria della tappa e, dopo cena, una sigaretta veloce appena fuori il bar.
Tutti a letto, che al mio arrivo mi sembrava di vedere una puntata di walking dead.Un sonno ci farà bene.
A-ah, certo certo, ma con questa speranza la do vinta alla stanchezza.Chiudo gli occhi mentre rido per una minchiata di Juan e, l'ultima cosa a cui penso, è la bellezza faticosa di questa giornata.
Mi piace, mi piace molto.


venerdì 26 settembre 2014

Con le mani e con i piedi.Da SJPDP a Roncisvalle.16 settembre

La mattina bussa ai miei occhi verso le sei. Mi sembra di aver sentito da un attimo il rintocco della campana delle due.Nemmeno al militare era così, ma lo sapevo, quindi prepararsi che oggi inizia davvero quello che mi ha richiamato qui.
Maika, l'hospitalera, ci abbraccia tutti nella penombra dell'aurora, il suo è il primo "Buen Camino"di molti che sentiremo poi.
Pier prepara la sua bici, io controllo che la mia MV non faccia quel che sa fare.Ok ho tutto, iniziamo.
Usciamo dal paese attraverso il ponte del film The way, mi pare ovvio no? Nella mente mi viene da dire" yu-uh, tutti a Pinerolo",mi sbaglio e me ne accorgerò presto, i Pirenei sono molto peggio.
Appena fuori dall'abitato c'è una salita che ti fa capire come andrà il resto, un km di pendenza che fa zittire le minchiate che diciamo.
Un breve tratto in falsopiano, però, ci fa ricominciare.
Thelma e Louise vanno con il loro passo, Pier con il nostro dato che in bici è dura, e non sarà l'unica volta. I 10 km successivi li farà a piedi come noi, la prima ragazza con cui parlo è italiana, mi dice che sapeva lo fossimo anche noi, tra un "Ahò", un "viè qui" e un "belin" non è che puoi avere molti dubbi.Inizio a notare che quando pensi di esser il primo o l'ultimo di questa fila di persone, a un certo punto vedi sempre uno zaino che cammina davanti o dietro di te, magari a qualche centinaio di metri.
La tipa prende la sua andatura e io dimentico presto il suo nome, strano eh?
Verso il terzo o quarto km incontro un tizio che va a fatica su.Gronda di sudore, non è affatto un fisico agile e ha uno zaino che nemmeno un marines in Vietnam si sarebbe portato dietro.
Non lo so perché, e non m'interessa saperlo, ma mi fermo chiedendo se va tutto bene, se ha bisogno d'acqua od altro.
Tutto ok dice, eppure non vado avanti, inizio col chiedergli il nome, si chiama Mike, svizzero, 31 anni. Azzardo anche il perché sia qui, mi risponde che ha perso il padre da un anno e si è lasciato andare nel fisico e nella testa.
Mh, altro schiaffo del Cammino, di quelli per svegliarti.
Sorrido dicendogli che si può fare, ognuno con i suoi tempi ma si può fare e non vado avanti, non ancora, lo attendo finché non si alza dal muro e cammina un po'. Mi guarda come se fossi un alieno, poi mi dice che apprezza molto.Mi volto per non cadere nella sensibilità e inizio a canticchiare. Andiamo Mike, andiamo!
Pier, pochi metri avanti a noi, dopo qualche decina di metri mi fa capire che non possiamo stargli vicino a lungo, faticheremmo il doppio.Annuisco, gli dico Buen camino, abbracciandolo per un attimo e suggerendo che c'è da dormire a metà tappa, poi, a malincuore, inizio a salire con Pier.
Continuo a cantare e fischiettare e, per svariate persone, nei giorni a venire, sarò l'italiano che sorride sempre.
È dura, molto dura, il vento spinge contro i passi come un muro di melassa.Sudo come un fuochista del Titanic e addosso ho maglia, felpa di pile e giacchetto tecnico.Berretto di lana compreso.
Pirenei, non vi temo ma vi accuso, maremma cane se vi accuso.
Due tizi, su un sentiero sterrato che sembra un serpente messo in salita, mi passano accanto, faccio un video nel frattempo, uno lo rivedrò, caspita se lo rivedrò.
Dopo 11km di vento e salita arriviamo al punto di ristoro, attendi un po' fuori, spero di rivedere Mike arrivare piano.Attesa vana.
Dopo un caffè ( vabbè, caffè per modo di dire) e altre chiacchiere con facce che ho intravisto finora, io e Pier riprendiamo.Luca, Johnny e Paul sono molto più avanti, arriveranno a Roncisvalle circa tre ore prima di me.Ma c'è un motivo, c'è sempre un motivo lungo il Cammino, solo che devo ancora rendermene conto.
Ad ogni modo, questa salita sembra non finire mai, sembra allungarsi ad ogni passo, ad ogni curva, ad ogni colpo di vento.
Io e Pier raggiungiamo un punto dove una statua della Madonna (di lei eh, non per dire che è grande) si staglia contro il cielo basso.Pausa sigaretta (pare faccia bene, ma pare) e frutta per mangiare. Poi diciamo due parole per il figlio, un abbraccio per mischiare due lacrime e via, decidendo che lui andrà in bici ora, la strada sembra più dolce.Illusi, sembra ma non lo sarà fino al valico.Li è peggio.
Primo tratto da solo, mi guardo intorno e, per qualche km non parlo.Le aquile girano sulla testa e in testa girano altre cose,come tutti del resto.Da lontano vedo un furgoncino che sembra quello della porchetta in Italia, non lo è ma vende comunque qualcosa di caldo. Un caffè, due chiacchiere con un marchigiano e poi via,andare ancora.
Mi piace, malgrado la fatica inizio a percepire l'essenza di questa cosa.Continuo ad andare tra cavalli allo stato brado e lati scoscesi di montagne, dopo aver passato una croce di ferro si passa allo sterrato, salgo lungo un sentiero stretto fatto di pietre e sassi, incontro una coreana di nome Sue, un pezzo di strada con lei, poi ancora solitudine.Ci s'inoltra in un tunnel di bosco, dove trovo un bastone per farmi compagnia.Un po' di tempo ancora e raggiungo una casupola con due tavolacci, un camino e un pulsante per l'emergenza. Quassù se viene tempo brutto son dolori.
Pausa.
Una barretta energetica, uno sguardo al paesaggio e, rientrando, decido di farmi una sigaretta.
Quando esco, al secondo tiro non credo ai miei occhi..
                                                                                           

                                                                                    To be continue

martedì 23 settembre 2014

L'arrivo al punto di partenza: 15 settembre

La mattina dopo, lasciamo un'offerta e un pensiero tra le pagine dell'agenda.Marco e Chiara si sono svegliati un po' prima, ci dicono che ci attendono in stazione.Ovviamente non ce la facciamo, il nostro ritardo è di 10 minuti, ma sono sufficienti per perdere il treno, dobbiamo attendere quello delle 11 e qualcosa.
In stazione conosciamo due sorelle inglesi, entrambe sopra i 50, per qualche giorno saranno le nostre Thelma e Luise.
Si arriva a SJPDP dopo aver fatto un cambio in mezzo alla tratta per usare un autobus.Inizio a conoscere meglio Luca e Juan, il primo voleva partire subito dopo esser scesi a SJPDP, guardando me e Juan in cerca d'approvazione, noi lo guardiamo come si guarda un coglione, ma con amicizia eh.
Cioè, voglio dire, ci sono 27 km tra noi e Roncisvalle e vogliamo partire alle 14 passate?Suvvia, non si fa, e infatti non lo facciamo, anche perché SJPDP è stato messo tutto in salita, come Gubbio, e già questo ti fa passare la fantasia.
Scopriremo, poi, che tutte le nostre decisioni non avverranno per caso ma per volontà del Cammino.
Bene, gli albergue ( ostelli per pellegrini) aprono dopo pranzo, quindi un salto al supermarket e su una panchina ad attendere sono le nostre prossime mosse.
Il tempo è buono e non aspettiamo molto per mettere il nostro secondo timbro sulla credencial, ovvero il documento che ti permette di dormire negli albergue.Il primo è stato apposto nella cattedrale di Bayonne la mattina stessa. Mentre attendo in fila, conosco Pierpaolo, l'accento non lascia dubbi, è delle mie parti. 20 km di distanza per esser esatti ed è arrivato qui in bici, in sintesi 1600km prima di altri 900.Mecojons!
OK, prendiamo posto nello stesso albergue, una mezza dormita  e poi ci si attrezza per la cena.
Al tavolo ci troviamo con le due inglesi, Paul, new entry da Barcellona che mi sembra una salma, Luca, Juan, la tizia giovane che gestisce il posto come volontaria e un altro paio di facce che non ricordo.
Beh, sarebbe intelligente andare a dormire ora, ma non vuoi fare una bella minchiata invece?
Detto fatto, tutti a bere qualcosa in un locale poco fuori le mura antiche.Quindi si trovano un paio di chitarre e alé, mezza sbornia e festival di castrocaro vengono fuori che è una bellezza.Ah già, mentre eravamo in strada ci siam portati dietro pure una giapponese seduta da sola su una panchina di un altro albergue.
Nel bar, un ragazzo basco, il tipo che aveva le chitarre, ne passa una a Juan e si parte con le canzoni. Sul Bella Ciao, tutte le lingue presenti intonano le parole, capisco i baschi, ma la giapponese come cazzo fa a saperla?
Anyway, è anche la serata dove la prima storia forte mi viene incontro, è quella di Pierpaolo che ha perso il figlio di un anno.Non aggiungo altro se non che ha, comunque, sempre il sorriso.Non può credere che suo figlio sta sottoterra, deve credere che ci sia altro, oltre, e sta cercando di farlo dall'ultima volta che l'ha tenuto in braccio, poco più di dodici mesi fa.
Sulla via del ritorno, alla giapponese hanno chiuso l'albergue, proviamo a scavalcare per entrare dall'interno del giardino. Penso che sarebbe la prima volta leggere l'arresto di un pellegrino per aver forzato una serratura, ma tanto è Luca che ci prova e io e Juan ridiamo nel silenzio notturno quando realizziamo che tra lui e Arsenio Lupin c'è la stessa differenza come tra me e Tyson.
La giapponese viene ospitata nel nostro albergue dalla responsabile e, alla fine, andiamo finalmente a dormire.Il tutto alle due passate.Bravo Fabio, iniziamo alla grande domattina alle sei.

domenica 21 settembre 2014

L'inizio:parte seconda del 14 settembre

Già, come sarà.
Ce lo chiediamo mentre entriamo nel portone di quella che sembra una palazzina, prima di tenerci le mascelle a vicenda per non farle cadere dallo stupore.
La situazione non è favorevole, no è proprio quel che si dice una botta di culo.Oltre la porta si apre una scala in legno, inserita in un ingresso arredato, che conduce ad appartamenti open space su tre piani.A noi tocca l'ultimo, e a me vengono affidate le chiavi, forse per via della barba bianca.Ad ogni modo, il prete ci mostra una camera matrimoniale per la coppia, con bagno privato e TV a schermo piatto, valore stimato, se fosse un albergo, almeno 60 eurozzi a nottata.Per noi tre che rimaniamo, c'è a disposizione tutto il resto della casa con altro bagno privato, set asciugamani, cucina di quelle che si vedono sui programmi di settore, altra camera con due letti e altri due spazi con altrettanti divani dove dormire.Prima di rimontarci la mascella riusciamo a chiedere quanto dobbiamo.
Nulla, il prete si presenta con solo un'agenda bianca e ci chiede solo di lasciare un pensiero scritto.
OK, dopo aver ringraziato in tutte le lingue conosciute, compreso italiano dato che ha lavorato in vaticano, pensiamo di uscire per mangiare qualcosa e una birra.
Cerchiamo di non far tardi dato che il giorno dopo abbiamo il treno che ci porta a SJPDP.Previsione errata, al rientro il prete ci nota sotto l'ingresso e, dalla sua finestra, ci fa segno di raggiungerlo per fare due chiacchiere.
Abbigliamento del sacerdote: mutandoni in cotone bianchi, calzini neri al ginocchio e camicia d'ordinanza bianca.
Ma che siamo in una candid camera?
No, è un prete sui generis, con tavolo pieno di bottiglie di vino e liquori che ci offre mentre si accende una sigaretta.
Molto bene, dovrò rivedere il mio concetto sui preti, dato che parliamo di tutto mentre beviamo e mangiamo un pezzo di parmigiano portato da Luca ( il nonno si è preoccupato per la sua salute).
Insomma, alla fine ci propone di dire un Padre Nostro nella camera della casa dove c'è un piccolo altare e un tabernacolo.
Accettiamo, perché ci è stato chiesto dall'uomo e non imposto dal sacerdote.
Dopo, tutti a nanna perché domani il treno è alle 7,15.
Certo certo, andrà proprio così, si si, sicuro eh!

venerdì 19 settembre 2014

L'inizio: parte prima del 14 settembre

Et voilà, non sono ancora in terra francese ma bisogna pur dare un inizio adeguato a questo post.
Ora, alle 12.46, sono in volo da una ventina di minuti abbondanti.
Ho seguito con attenzione le spiegazioni per la sicurezza, non tanto per l'effettivo bisogno (se si cade c'è poco da mettere ossigeno e giubbotto di salvataggio) quanto per le hostess.
Credo che se avessero venduto pentole come in quelle gite di due giorni in località tipo Poggio Mirteto, sarei sceso con due batterie complete.Cosi, per non sbagliare, o per coglionaggine, fate voi.
Saranno pure compagnie lowcost, ma le hostess sono da jet privato di qualche califfato.

Pausa pennica.Il volo è tranquillo.

Atterraggio meno da califfato ma di sostanza.

In attesa sulla navetta (che fa tanto NASA), la memoria vanga colpisce ancora.Per fortuna Athos mi ha comunicato gli orari dei treni scritti in uno dei primi post.
Stazione di Bordeaux, nulla di rilevante se non che impiego circa venti minuti per aver ragione di una biglietteria automatica.
Ergo, perdo il treno delle 15.51 e ripiego su quello delle 16.46.

Alt. Sliding doors.

Conosco una coppia di Bologna, 30 lui e 28 lei.OK, viaggio insieme, due parole su chi sei e cosa fai, poi la sindrome da rivolo di bava, causa abbiocco, prende il sopravvento.
Ad ogni modo,Bayonne ci viene incontro dopo aver passato una piacevole campagna francese, almeno finché gli occhi sono aperti,ed è una bella cittadina.Due foto in giro,un filmato e poi cerchiamo di trovare da dormire.
Niente, tre indirizzi che la domenica, evidentemente, non fanno quello che devono fare.
Va bene, andiamo alla cattedrale, una guida che ho letto dice che può esserci una possibilità. Alternativa andare a SJPDP e dormire sotto un ponte.Non iniziamo benissimo ma potrebbe andar peggio, che ne so, potrebbe piovere.
Difatti lo fa.
Io e Marco lasciamo Chiara con altri due, trovati all'esterno della cattedrale,un genovese e un portoghese,fuori a controllare gli zaini.
C'è messa, quindi a chi chiediamo?
Trovo due signore in fondo, di quelle che nelle chiese vendono santini, marmellate e matite( lo so, le cose legano tra loro come un cappuccino con le penne all'arrabbiata) che si adoperano per trovarci una sistemazione.Telefonate invane.
Una si offre di portarci in auto, ma siamo diventati in 5 e quasi pronti a dormire all'aperto quando si presenta il sacerdote.
Sgrano gli occhi, ha una Marlboro tra le dita.
Io, Marco, Chiara, Luca e Juan Santiago (strano nome eh) lo vediamo allontanarsi per poi tornare dopo 5 minuti, ci dà l'ok per dormire nel presbiterio. Mah, come sarà il pavimento?

To be continue...

sabato 13 settembre 2014

Countdown: 1 giorno al via.

Ci sono eh, anche se in questi giorni non è stato scritto nulla,ci sono.
Insomma domani si parte, le cose sono praticamente pronte, anche se ho la curiosità di vedere in quale momento mi batterò una mano sulla fronte, così tanto per dare una mischiata alla MV (per chi si fosse collegato solo ora è la memoria-vanga), e scoprire cosa mi sono dimenticato.
Qualche amico mi ha portato la sua personale playlist, in questo modo alla fine di ogni post ci saranno i brani che mi avranno fatto compagnia durante la giornata.Avviso che svariati pezzi sono leggerissimamente movimentati, difatti prima o poi partirà il sondaggione su quali preferite, da cui è escluso Diego, detto il Lancio, che è amico del Mancio,e non solo per assonanza.
Conchiglia firmata da amici e famiglia, le mie nipoti sono state felicissime nel farlo, al punto tale che, prese dall'abbrivio, volevano farmi portare tutte le loro foto, dal battesimo ad oggi.La piccola, quando ieri sera le ho salutate, ha anche pianto.Dice che le mancherò moltissimo.Sarebbero l'unico motivo per non partire.
Bene, dopo le due righe melense, passiamo alle minchiate.
Di spagnolo conosco poche cose, tipo "el fundador, sabor de espana", "hola hermano/hombre", "una pregunta", "mi corazon" e, in caso di necessità, "dimienticame".Quest'ultima suggerita da Mario, detto Cencio.Sì, conosce anche lui il Lancio e il Mancio, ma per assonanza.
Ad ogni modo, come si dice, si è fatta una certa, sono le 14,45 e qualcosa d'altro devo sistemare, avrei altre cose da scrivere ma rimandiamo tutto a domani (come dice spesso la mia pigrizia).

sabato 6 settembre 2014

Countdown: 8 giorni al via

Ci siamo quasi, poco più di una settimana e, a quest'ora, sarò in terra francese per iniziare quest'esperienza.
Ho ancora dettagli da definire,quali giacchetto invernale, pantaloni tecnici della stessa stagione, fare il check-in online per il biglietto, far scrivere tutti i nomi dei miei amici nella conchiglia, provvedere al kit del perfetto malato all'estero (tachipirina, enterogermina et similia), sistemare lo zaino per bene, cercare di dimenticare qualcosa ( perché tanto lo farò, sperando non sia di grande importanza), allenarmi almeno un altro paio di volte e, prima di domenica, abbracciare all'inverosimile le mie due nipoti.

Chiamali dettagli.😂

Situazione tecnologica.
Premesso che sarebbe il caso di fare questa cosa senza nessun collegamento con il mondo,tanto per viverla nel suo nocciolo più duro, è pur vero che oggi anche un piccone WiFi non ci stupirebbe, quindi porterò con me il tablet tramite il quale questo post sta prendendo vita e chiaramente il cellulare.Il tutto per offrire il miglior servizio ai nostri telespettatori di "Telepoiananetwork", che potranno usufruire della visione di video ed immagini ad altissima qualità (non è vero, ma fate finta di crederci) nelle apposite sezioni che i lettori più attenti avranno già individuato su questo blog.
Per i meno attenti, si, sono quei link in alto sotto l'intestazione.
Non avrò con me il mio fidato co-autore Paolo, detto il Mancio o, per i più intimi, The Marsican Bear, quindi, anche se sarà più complicato, dovrà esser tutto filmato e fotografato come "one man hand".
Bene, dopo la quotidiana dose di minchiate varie ed assortite, mi controllo i mezzi per il tragitto di ritorno, il cui termine ultimo sarà in data 3 ottobre, pena lavori forzati.
In quel caso,almeno, spero che in dotazione ci sia quel piccone WiFi di cui sopra.