La mattina bussa ai miei occhi verso le sei. Mi sembra di aver sentito da un attimo il rintocco della campana delle due.Nemmeno al militare era così, ma lo sapevo, quindi prepararsi che oggi inizia davvero quello che mi ha richiamato qui.
Maika, l'hospitalera, ci abbraccia tutti nella penombra dell'aurora, il suo è il primo "Buen Camino"di molti che sentiremo poi.
Pier prepara la sua bici, io controllo che la mia MV non faccia quel che sa fare.Ok ho tutto, iniziamo.
Usciamo dal paese attraverso il ponte del film The way, mi pare ovvio no? Nella mente mi viene da dire" yu-uh, tutti a Pinerolo",mi sbaglio e me ne accorgerò presto, i Pirenei sono molto peggio.
Appena fuori dall'abitato c'è una salita che ti fa capire come andrà il resto, un km di pendenza che fa zittire le minchiate che diciamo.
Un breve tratto in falsopiano, però, ci fa ricominciare.
Thelma e Louise vanno con il loro passo, Pier con il nostro dato che in bici è dura, e non sarà l'unica volta. I 10 km successivi li farà a piedi come noi, la prima ragazza con cui parlo è italiana, mi dice che sapeva lo fossimo anche noi, tra un "Ahò", un "viè qui" e un "belin" non è che puoi avere molti dubbi.Inizio a notare che quando pensi di esser il primo o l'ultimo di questa fila di persone, a un certo punto vedi sempre uno zaino che cammina davanti o dietro di te, magari a qualche centinaio di metri.
La tipa prende la sua andatura e io dimentico presto il suo nome, strano eh?
Verso il terzo o quarto km incontro un tizio che va a fatica su.Gronda di sudore, non è affatto un fisico agile e ha uno zaino che nemmeno un marines in Vietnam si sarebbe portato dietro.
Non lo so perché, e non m'interessa saperlo, ma mi fermo chiedendo se va tutto bene, se ha bisogno d'acqua od altro.
Tutto ok dice, eppure non vado avanti, inizio col chiedergli il nome, si chiama Mike, svizzero, 31 anni. Azzardo anche il perché sia qui, mi risponde che ha perso il padre da un anno e si è lasciato andare nel fisico e nella testa.
Mh, altro schiaffo del Cammino, di quelli per svegliarti.
Sorrido dicendogli che si può fare, ognuno con i suoi tempi ma si può fare e non vado avanti, non ancora, lo attendo finché non si alza dal muro e cammina un po'. Mi guarda come se fossi un alieno, poi mi dice che apprezza molto.Mi volto per non cadere nella sensibilità e inizio a canticchiare. Andiamo Mike, andiamo!
Pier, pochi metri avanti a noi, dopo qualche decina di metri mi fa capire che non possiamo stargli vicino a lungo, faticheremmo il doppio.Annuisco, gli dico Buen camino, abbracciandolo per un attimo e suggerendo che c'è da dormire a metà tappa, poi, a malincuore, inizio a salire con Pier.
Continuo a cantare e fischiettare e, per svariate persone, nei giorni a venire, sarò l'italiano che sorride sempre.
È dura, molto dura, il vento spinge contro i passi come un muro di melassa.Sudo come un fuochista del Titanic e addosso ho maglia, felpa di pile e giacchetto tecnico.Berretto di lana compreso.
Pirenei, non vi temo ma vi accuso, maremma cane se vi accuso.
Due tizi, su un sentiero sterrato che sembra un serpente messo in salita, mi passano accanto, faccio un video nel frattempo, uno lo rivedrò, caspita se lo rivedrò.
Dopo 11km di vento e salita arriviamo al punto di ristoro, attendi un po' fuori, spero di rivedere Mike arrivare piano.Attesa vana.
Dopo un caffè ( vabbè, caffè per modo di dire) e altre chiacchiere con facce che ho intravisto finora, io e Pier riprendiamo.Luca, Johnny e Paul sono molto più avanti, arriveranno a Roncisvalle circa tre ore prima di me.Ma c'è un motivo, c'è sempre un motivo lungo il Cammino, solo che devo ancora rendermene conto.
Ad ogni modo, questa salita sembra non finire mai, sembra allungarsi ad ogni passo, ad ogni curva, ad ogni colpo di vento.
Io e Pier raggiungiamo un punto dove una statua della Madonna (di lei eh, non per dire che è grande) si staglia contro il cielo basso.Pausa sigaretta (pare faccia bene, ma pare) e frutta per mangiare. Poi diciamo due parole per il figlio, un abbraccio per mischiare due lacrime e via, decidendo che lui andrà in bici ora, la strada sembra più dolce.Illusi, sembra ma non lo sarà fino al valico.Li è peggio.
Primo tratto da solo, mi guardo intorno e, per qualche km non parlo.Le aquile girano sulla testa e in testa girano altre cose,come tutti del resto.Da lontano vedo un furgoncino che sembra quello della porchetta in Italia, non lo è ma vende comunque qualcosa di caldo. Un caffè, due chiacchiere con un marchigiano e poi via,andare ancora.
Mi piace, malgrado la fatica inizio a percepire l'essenza di questa cosa.Continuo ad andare tra cavalli allo stato brado e lati scoscesi di montagne, dopo aver passato una croce di ferro si passa allo sterrato, salgo lungo un sentiero stretto fatto di pietre e sassi, incontro una coreana di nome Sue, un pezzo di strada con lei, poi ancora solitudine.Ci s'inoltra in un tunnel di bosco, dove trovo un bastone per farmi compagnia.Un po' di tempo ancora e raggiungo una casupola con due tavolacci, un camino e un pulsante per l'emergenza. Quassù se viene tempo brutto son dolori.
Pausa.
Una barretta energetica, uno sguardo al paesaggio e, rientrando, decido di farmi una sigaretta.
Quando esco, al secondo tiro non credo ai miei occhi..
To be continue
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