venerdì 10 luglio 2015

Dove sono gli altri?.Da Burgos ad Hontanas.17 maggio.

Durante la notte apro gli occhi un paio di volte.In una di queste scopro la tizia nel letto a fianco al mio seduta e sveglia.Ci facciamo segni eloquenti e silenziosi, come una pattuglia di marines nel folto di una foresta.Io mimo il fatto di infilarmi un cappio saponato al collo, lei ride sommessamente, poi la lascio alla sua insonnia, dando un'altra possibilità a Morfeo.Quando l'alba si fa prepotente dalle finestre, tutti iniziano i preparativi per la giornata che verrà.Io mi rigiro pigramente nel sacco a pelo, prima di scendere dal letto e dare un'occhiata in giro.
Dove sono gli altri?
Questa domanda sarà ricorrente nella giornata di oggi ma, per ora, non me ne rendo conto.Dopo aver sistemato lo zaino ed essermi dato una sciacquata per riprendere contatto con la realtà, mi ritengo pronto per riprendere il discorso interrotto quel 29 settembre.
Esco e vado a far colazione al bar della paella mancata, poi, mentre addento un croissant, mi viene in mente che non ho un supporto a farmi compagnia, allora ritorno all'albergue e chiedo all'hospitalero se qualcuno ha lasciato un bastone che potrei usare.Il tizio mi guarda e me ne indica uno che ha trovato poggiato stamattina all'esterno del portone dell'albergue.Se ne stava li, inclinato sul muro, nell'angolo.
Io guardo il tizio, lui guarda me, poi io guardo il bastone, poi il bastone guarda noi due.Affare fatto, verrai con me, dico a quel pezzo di legno afferrandolo con la destra.Mi carico lo zaino e inizio a camminare.L'aria è fredda e la cattedrale è severa nelle sue guglie tanto eleganti quanto inquietanti, ma mi guardo intorno mentre percorro il tratto che fa uscire dalla città.
Bello, tutto molto bello ma, dove sono gli altri?
Durante i passi, immagino che li troverò ad attendermi dietro al prossimo angolo o in un punto di sosta a chiacchierare e fumare una sigaretta.Nulla di tutto questo, chiaramente, allora inizio a parlare con una coppia australiana, almeno finchè non veniamo richiamati da una ragazza che ci dice stiamo sbagliando strada.Prendiamo quella giusta per camminare ancora un po' insieme, finchè non decido che il mio passo è più veloce e auguro loro buen camino.Ora mi trovo solo nella strada sterrata e polverosa, il cielo non è sereno e ho una gran malinconia dei miei compagni di camino.A distrarmi ci pensa l'incontro con Lee e Blackie, due ragazzi di Taiwan con cui condivido una mezz'ora buona prima di fermarmi a fumare una sigaretta.Quando sono nei preparativi tabacchiferi, vengo superato dalla moglie di Jost.Le chiedo dove sia il marito e mi fa segno che è indietro.Al terzo tiro, mentre volgo le spalle alla strada e fisso un punto indefinito cercando di immaginare quello che vivrò in questo mese, passa Jost che chiacchiera con un ragazzo.Me ne rendo conto quando lo riconosco da dietro, con i suoi capelli bianchi legati a coda e già distante una ventina di metri.Accellero il passo, chiamandolo.Mi presenta Giacomo, un italiano che vive a York, chimico farmacologico e con inclinazioni da frate.In breve Jost perde il nostro andare per guadagnare quello della moglie, così io e Giacomo iniziamo a camminare insieme, visto che anche lui pensa di raggiungere Hontanas come fine tappa della giornata.Durante i km dividiamo qualche decina di metri con un italiano facente parte di un terzetto, il quale ci dice che sono in anticipo di tre giorni sui tempi di marcia.Tra il dire questa cosa e il percepire che non sarà affatto un mio compagno di cammino, intercorre lo stesso tempo che passa tra due battute d'ali di un colibrì.Continuiamo in un paesaggio che mi è nuovo, non ci sono i boschi dei Paesi Baschi e della Navarra, e nemmeno i vigneti della Roja a sfilarci al fianco, ma l'inizio di un tratto pianeggiante in altopiano, le mesetas, che ci porteremo dietro fino a Leon.Facciamo la prima pausa in un paesino dopo Burgos, per Giacomo è la prima volta sul cammino e non è partito da SJPDP, con mio grande disappunto, ma dalla città del Cid.Ci si è trovato per caso, non sapendo cosa fare durante i suoi giorni di ferie, ma sul cammino non ci si arriva per caso.Ne parliamo davanti a un caffè e un croissant in un bar, mentre sulla strada asfaltata passa una processione di auto d'epoca.In queste prime ore di cammino mi viene da chiedere a chiunque abbia un albergue o un bar se ricordano un gruppo eterogeneo e sconclusionato passato l'anno scorso.A Giacomo non faccio altro che magnificare i rapporti che si possono creare lungo questa via, eppure gli confido che non mi sento ancora dentro il Cammino come successe l'anno scorso già dal primo giorno anzi, dalla prima ora.Con questi discorsi e pensieri continuiamo a seguire la lingua bianca di polvere che scorre sotto i nostri piedi, mentre la giornata vira verso il soleggiato e il sereno.Passiamo in mezzo a campi che sembrano oceani verdi, tanto il vento smuove le spighe ancora giovani in un movimento ondulato e continuo.Affrontiamo il primo altopiano per trovare, in cima, una fontana e una seduta all'ombra degli alberi.Piedi nell'acqua fredda e sensazione meravigliosa in tutto il corpo, poi raggiungiamo Hornillos del Camino e ci fermiamo per una pausa, è ora di mangiare qualcosa di sostanzioso per avere energie e riposare le gambe in vista dei km che ci separano da Hontanas.
Ad Hornillos incontro la signora francese con cui ho atteso il bus a Madrid, due chiacchiere con lei, un panino e salutiamo anche Jost che, nel frattempo, ha raggiunto il paese e deciso di fermarsi li per oggi.A noi mancano altri 11 km per la fine della tappa, e sono km dove faremo un altro paio di mesetas e il sole inizierà ad avere i raggi pesanti.Dopo la seconda ci saranno 5 km di piattume in cui gli occhi si perdono sulla linea dell'orizzonte a cercare qualche segno di vita.In realtà Hontanas è accoccolata in un avvallamento che te la fa scoprire all'improvviso dando il primo accenno con la torre della chiesa che, da lontano, sembra piantata in mezzo al sentiero.
Ci facciamo la discesa che porta all'albergue municipal, ma è tutto pieno, e anche quello di fronte, quindi risaliamo all'inizio del paese per prendere posto in uno nuovo e di recente costruzione.Primo timbro di questo nuovo capitolo sulla mia credenziale e sistemiamo gli zaini in una camerata con pochi letti e bagno privato.Un lusso che mi lascia interdetto, ma che gradisco.Facciamo quello che va fatto, ovvero una doccia, il bucato e la spesa per la cena, dato che si può usare la cucina.Poi scatta il momento birra all'esterno, seduti in un pratino fresco e dove conosco un americano che sembra tanto Donald Sutherland. A proposito, il pratino è talmente fresco che mi ritrovo il culo fradicio. Ritrovo anche i due ragazzi di Taiwan che gradiranno molto la nostra pasta all'italiana e conosciamo un irlandese e un australiano con origini irlandesi.
Per il tempo della cena e dell'ora seguente, dove intoniamo canti irlandesi e i ragazzi di Taiwan mi chiedono se si può trovare "allegria" da queste parti, mi sembra di aver ritrovato un po' della sensazione dell'anno scorso.Verso le 23 risaliamo tutti alle camerate e dopo le abluzioni di rito sto per salire sul mio letto a castello nuovissimo e comodissimo, ma la mia MV si fa una risatissima.Ho dimenticato i panni ad asciugare fuori e la notte è umida come la schiena sudata di un minatore del Salisburghese.Quando esco ho solo un pantaloncino e una maglietta leggerissima e mi maledico all'istante percependo un freddo che mi fa dubitare di esser nel bel mezzo della Spagna.
Nel momento in cui sono finalmente a letto, prima di chiudere gli occhi dopo questo primo giorno di cammino, mi ritorna in mente quella domanda.
Dove sono gli altri?

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