giovedì 31 marzo 2016

Nuove conoscenze, nuove meditazioni.Da Reliegos a Leon.23 maggio.

Lasciamo l'albergue e il suo pavimento da galeone che il sole è già uscito per bene dalla coperta notturna.
Una colazione veloce e, come tutte le mattine da qualche mese a questa parte, un limone spremuto in due bicchieri d'acqua saranno il combustibile fino alla prima sosta.
Il paesaggio non varia molto e io attendo l'inizio di questa benedetta parte spirituale che inizierà dopo Leon, la nostra meta di oggi, a cui arriveremo dopo circa ventiquattro km.Seguendo la via segnata dalle frecce passiamo per Mansilla de Las Mulas impiegandoci poco più di un'ora e costeggiando per un tratto la nazionale, non sarà la prima e nemmeno l'ultima volta che camminiamo con le auto che sfrecciano a fianco in un curioso controsenso della vita.
Una breve pausa dove rivediamo per qualche minuto Carol, intenta anche lei a mangiare una mela, mentre noi ci accomodiamo su una panchina degli autobus a consumare la nostra frutta, prima di appesantire di nuovo le spalle con gli zaini e dare un saluto ai tanti anni americani.
Il paesaggio non è avvolgente come i boschi navarresi o ampio come le mesetas, la mano dell'uomo si vede e anche parecchio.Sebbene molti di questi paesi siano poco più che sputi di case, come se qualche betoniera avesse tossito i rimasugli di cemento delle grandi città, la cosiddetta civilizzazione ci appare di continuo con lingue d'asfalto, gas di scarico e benzinai che sembrano pietre miliari di una nuova era.Che non mi piace, aggiungo.
Ad ogni modo, cerco di isolarmi da tutto questo e di godermi comunque la passeggiata nell'andare a ritmo con gli altri.
Prima di arrivare a Puente Villarente, un altro agglomerato di servizi moderni e nulla più, passiamo su un ponte che pare sia medievale, anche se ora sembra che l'età di mezzo abbia lasciato il passo all'età del presente.Ne approfittiamo per fermarci sotto alle sue arcate, sulla sponda del Rio Porma e prenderci una pausa di una mezz'ora buona.Via le scarpe e i calzini tecnici, piedi nell'acqua gelida e qualche video per ricordare i momenti.Mi cimento nella specialità del "sassopiattoasaltaresullacqua", nella quale sono campione di serate con gli amici in riva al mare dove abito.Anni e anni di preparazione e allenamenti fanno giungere uno dei sassi, rigorosamente piatti e ben bilanciati, dall'altra parte del Rio, simile a una ranocchia di pietra che salta da una ninfa all'altra.Scrosciare di applausi da Joao, Giacomo e dei due tedeschi incontrati nei giorni precedenti che, nel frattempo ci hanno raggiunto per godere anche loro di un po' di riposo.Solennemente ritiro il premio per il lancio più lungo.Una pacca sulle spalle dal portoghese.
Si è fatto quasi mezzogiorno, mancano ancora una dozzina di chilometri per l'arrivo a Leon, quindi riprendiamo la marcia continuando sulla statale e uscendo da questo posto che, tra gli alberi, ci ha comunque regalato dei bei momenti.Dopo il paese, una deviazione a destra ci fa passare sulla terra battuta evitando i pericoli delle auto e dei Tir e continuare fino a sfiorare un altro paesino e seguire il sole che, intanto, sta toccando quasi le tredici.Non facciamo pause, vogliamo arrivare a un'ora decente in città e, dato che il periodo è quello dove inizia l'affluenza, oltre al fatto che Leon è anche una meta da cui molti decidono di far partire il proprio cammino, trovare posti da dormire senza dover girare a vuoto come invece successe a Burgos l'anno prima.
Poggiamo i nostri piedi sul suolo di Leon che sono passate le quindici da poco, dopo aver passato il tratto industriale precedente alla città, passando sopra un cavalcavia perfetto per evitare il caos della circonvallazione.
Dove andiamo?
Giacomo dice che vuole dormire nel monastero benedettino, io e Joao, facendo spallucce diciamo che va bene, basta che ci sia un letto e, se possibile, una cucina.Ci sono entrambi,in camerate ampie e piene, come supponevamo, di pellegrini.Ci accoglie un'hospitalera italiana, che scopro venire da Edimburgo.In dieci secondi mi prenoto per essere ospitato da lei per una mia eventuale vacanza da quelle parti, in molto meno mi dimentico di prendere il contatto e la cosa sfuma come vapore di un the bollente.
Ok, prendiamo i posti, facciamo una doccia, una lavata ai calzini, mutande e maglietta, e ci prepariamo per uscire a dare uno sguardo alla città.Lo faremo separati dato che Giacomo si fionda alla cattedrale, Joao a chiacchierare con la sua donna olandese al telefono e deambulando come una quaglia senza meta e io invece quagliando una buona birra in compagnia dei due tedeschi rivisti in giro per le vie storiche della città.Cè un addio al celibato e al nubilato con persone vestite da qualsiasi cosa.Ci sediamo all'esterno di un locale con in cui mi son fatto trascinare da una PR con un sorriso da svenimento e uno sguardo che mi avrebbe venduto anche del ghiaccio in Siberia.Spunta fuori anche Etienne, il canadese di qualche giorno prima, e si unisce presentandoci un olandese alto quasi due metri fermatosi due giorni qui per farsi curare un dente.Un gruppo di ragazzi spagnoli, che non c'entrano nulla con il Camino, vengono da me a chiedermi se ho delle cartine.Hanno occhio lungo e sorriso che non lascia dubbi, regalo loro una decina di cartine lunghe e dopo poco mi arriva un cadeau dal tipo a cui le ho date.
"Hermano, para ti.Buen camino" mi fa strizzandomi l'occhio e io annuisco, non tanto per il regalo, che a molti non servirebbe e lo troverebbero inadeguato, ma per il gesto.Una mano sul cuore è il mio gesto per lui.
La birra finisce che arrivano anche Joao e Giacomo, quest'ultimo dice che non è potuto entrare in cattedrale dato che c'era un matrimonio o almeno credo dica una cosa del genere, visto che le sue parole sono sormontate dall'ordinazione di un'altra birra che i tedeschi offrono a tutti.
Rientriamo in albergue che ancora non vogliamo cenare, quindi usiamo il tempo per andare a controllare gli indumenti lavati e che ho appeso in una parte remota del cortile monasteriale.Ascolto, non volendo, anche dei discorsi di italiani mentre si recano a mangiare il menù del pellegrino.Sono ragazzi giovani e non so ancora che, con uno di loro, arriverò a Santiago.
Vado a cercare i miei due compagni di passi per uscire e vedere se vogliamo cucinare o mangiare fuori, propendiamo per la seconda ipotesi passando le due ore seguenti a un tavolo nella piazza davanti al monastero.Lo facciamo con la compagnia dell'inglesina oxfordiana e della ragazza dell'est conosciute il giorno prima.Dormono nell'albergo attaccato all'albergue, e ci invitano a passare la serata fuori con loro a divertirsi in questo sabato spagnolo.Dobbiamo declinare, anche se per un attimo valuto  l'ipotesi di dormire buttato da qualche parte fuori e lasciare le mie cose nell'albergue.Se ci fosse stato Luca probabilmente sarebbe andata così ma, con Joao e Giacomo, non avrei la spalla adatta a questa idiozia, quindi si passa il resto del tempo nell'attesa di rientrare, mentre il sole cala lento alle spalle delle costruzioni in stile western di questa parte di città.Tanto western che non mi stupirei di veder uscire qualcuno dei personaggi di Sergio Leone da uno degli edifici, con le balconate esterne sorrette da pali di legno, in stile saloon.Decidiamo di avviarci all'albergue dopo una cena passabile ma, comunque, condita da tante chiacchiere e risate con le due ragazze e, quando rientriamo, abbiamo ancora una mezz'ora prima di entrare in branda, quindi mi reco in bagno con spazzolino e dentifricio.Allo specchio incontro gli sguardi di altri ragazzi, sono gli italiani che ho sentito parlare.Un saluto schiumoso di dentifricio e iniziano le presentazioni.Si fanno le solite domande da pellegrini e poi mi si chiede di dare l'età a uno di loro.Un ragazzo di Roma, con barba lunga e qualche ruga leggera sugli occhi.Scatta la mia figura di merda, implacabile.
"Avrai un 35 anni, no?"
Trenta millisecondi di silenzio spettrale e poi gli altri ridono come se non ci fosse un domani, mentre lui mi guarda come se guardasse un cieco.
"Emhh, ne ho 22" mi risponde.
"Bene, pensavo di andare a fumare qualcosa prima di dormire, qualcuno vuol venire?"
Si propone Salvatore, uno che potrebbe essere il fratello minore di Luca, e Francesco, mentre il romano con i suoi tredici anni in più che gli ho affibbiato se ne va in camerata.
Lungo le scale che portano all'esterno raccogliamo anche un giovane irlandese e ci dirigiamo appena fuori il grande portone in legno dell'albergue.Preparo un pò di allegria con Salvo e Francesco che mi chiedono dove l'abbia trovata.
"Chiedi e ti sarà dato" rispondo io cpn una citazione biblica e sorridendo.
Fumiamo quel che basta a fare un giro completo per tutti, poi siamo richiamati dalla ragazza italiana che fa l'hospitalera, quella a cui dimentico di chiedere la mail per essere ospitato in Scozia.Quando mi appoggio sul letto c'è ancora un barlume di luce che entra dalla finestra dietro di me, ma il cigolio delle molle spezza quell'attimo di piacevole perdizione dei miei pensieri.Sdraiato e ancora circondato da brevi rumori di assestamento, mi accorgo che al centro del corridoio divisorio tra le file dei letti, un tizio sta seduto nella posizione del loto.
Ci rimane un tempo indefinibile, tanto che penso voglia dormire così per qualche problema al suo letto, invece sta meditando, e la sua alzata dal pavimento coincide con la mia abbassata di palpebre in favore di un sonno che, lentamente, prende tutti quanti.


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