giovedì 12 febbraio 2015

C'è un Sole da seguire e qualcuno da salutare.Burgos.30 settembre.

Ci svegliamo al suono della chitarra dell'hospitalero, mentre una luce insistente filtra dalla finestra sopra di me.Penso che ogni volta il tizio accenna una canzone di Julio Iglesias, da qualche parte nel mondo muore una fan del medesimo.Forse è tutto un piano per far morire anche lui, magari l'hospitalero ha una collezione di dischi che aumenterà di valore con la dipartita del buon vecchio Julio.
Guardo male anche una minuscola fessura proprio all'angolo della finestra, quello in basso a destra.Per tutta la notte c'è stata una lama ghiacciata sulla mia faccia, finchè non ho preso la decisione di tramutarmi in bozzolo di baco da seta e scomparire all'interno del sacco a pelo.Sento comunque il lato sinistro del viso come fosse di marmo, non duro ma proprio della medesima temperatura di un tavolo d'obitorio .Durante la vestizione scambiamo poche parole, è uno di quei momenti che avevo preventivato e a cui sono andato incontro durante il Cammino.Loro oggi andranno avanti, io no.
Chiedo al tizio se posso rimanere un'altra notte, dato che tornerò in Francia l'indomani per avvicinarmi a Bordeaux, da dove volerò verso casa.Non c'è problema, pago subito e sposto le mie cose su un letto vero.Ogni tanto incrocio lo sguardo con gli altri, monto sempre un sorriso perchè è giusto che vadano liberi da ogni malinconia, anche se poi ognuno la vive a modo suo.Una volta sistemati e preparati gli zaini, propongo di andare a fare colazione davanti all'albergue comunale, dove ci sarà anche Mike per salutare tutti.
Non c'è molta distanza e la mattina inizia ad essere soleggiata, sento le gambe che mi dicono di fottermene di tutto, del lavoro, di casa e dell'obbligo di ritornare.Mi chiedono disperatamente di tornare a prendere lo zaino che ho lasciato sul letto.Non le ascolto, ma prometto loro che l'anno prossimo potranno sfogarsi fino alla fine di questo sentiero lungo 900 km.
Al bar cerco di essere come sono stato nelle settimane precedenti, raccattiamo Mike e parliamo un po' di dove vogliono arrivare oggi, lui no, lui si ferma ancora, le sue vesciche sembrano stimmate perenni.Offro la colazione a tutti, e sembra che non debba accadere nulla di così trascendentale, in effetti è così, ci sono cose, molte cose, moltissime cose che sono peggio di un saluto a degli amici.Però ecco, è difficile da spiegare, e non voglio avere la presunzione di saperlo fare, dico solo che quando si fa un'esperienza del genere, in qualche modo tutto viene amplificato, o magari è semplicemente del buon tempo passato in una maniera naturale, serena, anche avendo in testa i propri problemi.Cosa che, nella vita di tutti i giorni, per qualche misterioso motivo, si riesce a fare raramente.
Si è unito anche Aviv, un israeliano conosciuto il giorno prima tramite non so quale dinamica, ma tant'è, anche lui ha zaino in spalla e prenderà praticamente il mio posto in questo gruppo sconclusionato ma tenuto insieme dal filo del Cammino.
Il momento sta per arrivare, sembra che nessuno voglia dire la fatidica parola: "andiamo?"
Lo faccio io per loro, suggerendo che ormai si stanno facendo le nove e devono iniziare a camminare, non so quanto sarà la tappa di oggi, ma so che arrivare tardi potrebbe far dormire fuori.
Partono un paio di foto con un trancio di cattedrale alle spalle, altri pellegrini ci sfilano davanti, i click degli scatti scandiscono questi istanti dove ci stringiamo più possibile e sorridiamo come in tanti altri scatti fatti nei km precedenti.Mike torna a sedersi al bar, mi attende li mentre io faccio una trentina di metri con gli altri poi, con la massima naturalezza che riesco ad avere, gli dico che è ora.
Quello che segue sono dei momenti che non hanno una faccia ben definita, sono belli e brutti, felici e tristi, umidi e asciutti, non hanno la leggerezza di uno ciao ma nemmeno l'assolutezza di un addio.Hanno la semplicità di un arrivederci, perchè tutti sappiamo che sarà così, prima o poi.
Li ringrazio uno ad uno per quello che hanno condiviso con me, a Luca dico che già sa quale scelta deve fare, è solo questione di accettarla, a Joao do in consegna il mio bastone, chiedendogli se può farlo arrivare all'oceano e bruciarlo lì.A Paul suggerisco di lasciarsi andare di più in qualche eccesso di vita, a Francesca che le voglio bene, tanto bene e che sta già facendo un altro cammino in sè stessa, ed è più difficile e ammirevole di questo.
Alla fine è il turno di Jo, quest'irlandese portato qui dai suoi fantasmi del passato e che sembra aver trovato un senso nel vivere il presente.Ci abbracciamo cercando entrambi di sorridere, eppure abbiamo in gola più nodi di una rete da pesca.Quando mi distacco gli dico che voglio vedere la verde Irlanda e camminarla per i suoi angoli, annuisce e mi da una pacca sulla spalla, girando poi la faccia dagli occhi umidi.
Inizio a fare qualche passo indietro, invito tutti ad arrivare all'oceano, di non fermarsi a Santiago, di seguire il Sole e di camminare anche per me.
Uno a uno inizio a vedere i loro zaini che si muovono seguendo le conchiglie, quando arrivano a una ventina di metri di distanza alzo le braccia, sono immobile e li chiamo: "Peregrinos!!"..si girano e prima che possano alzare le braccia a loro volta, li saluto con la stessa emozione di quando ho sentito da Maika, a SJPDP, le parole che , adesso, sono solo per loro: "Buen Camino peregrinos, Buen Camino!"
Mi volto a quell'immagine, torno al bar e Mike mi sorride consapevole di quel che è stato quel momento, nel frattempo si son seduti anche Matteo Paolo e Melody, insieme a Lucilla con la madre.
Passerò la giornata con loro, visitando la cattedrale dove Didie suonerà e canterà un pezzo.In seguito ci accorgeremo che c'erano più cartelli con divieti di fare foto video e suonare, che persone.Chiaramente io ho fatto un video completo dell'esibizione del torinese.
Ad ogni modo la giornata scorre con una lentezza a tratti esasperante, forse anche per merito di buone cose che fumo con i due triestini, non ricordo nemmeno cosa ho fatto il tardo pomeriggio, tranne che ho dovuto stampare la carta d'imbarco dell'aereo e controllare gli orari degli autobus per l'indomani, destinazione Irun, ultimo paese della Spagna prima della Francia, costa Atlantica.Presumo di aver cenato nello stesso bar dove eravamo tutti la sera prima.Anche Matteo e gli altri prendono posto nell'albergue dove sono io, hanno già dormito in quello comunale e non possono stare un'altra notte li.
Prima di chiudere gli occhi, guardo uno dei messaggi che mi sono arrivati durante il giorno da parte di Francesca.
Ci manchi, dice.
Si, mi mancate anche voi ragazzi, mancate anche voi.


On air


Nessun commento: