Mi sveglio con questo pensiero, anche se non ho la più pallida idea di dove dobbiamo arrivare oggi.
La fonte di allegria della sera prima mi ha spento il cervello appena poggiata la testa sul cuscino e il resto nel sacco a pelo.Irlanda e Genova continueranno anche durante le prossime tappe a usufruire del dono di madre natura, difatti arriveranno sempre per ultimi, io mi astengo durante il camminare, già so che sarebbe un ottimo modo per ritrovarmi almeno una ventina di km fuori dalla via.
In ogni caso, apprendo che oggi vedremo il sole tramontare a Belorado (anticipo che lo faremo in un ottimo modo).
Gambe in spalla quindi e dritti verso Ovest, lungo l'uscita del paese costeggiando la statale che sembra seguirci finché non si stanca, andandosene poi per i fatti suoi, lasciandoci alla terra vera e ai suoi suoni.
Cammino da solo, mischiandomi con visi e passi che non ho mai visto prima.Il motivo è semplice, la notte in più di Logrono ha permesso a chi è partito dopo di noi di raggiungerci. Continuiamo ad andare, in questo falsopiano che lentamente ci condurrà a Burgos e, in questa tappa, lasciamo la Roja per entrare nella Castiglia/Leon, un'altra regione, un'altra faccia di questa camminata di quasi 900 km.
Conosco Carmen, una tipa spagnola che accosto al Flamenco, non so perché, forse per i suoi capelli corvini e lunghi, di certo non per la sua felpa marchiata Ferrari.Cammina piano per via di un problema al ginocchio e, dopo nemmeno un km allungo lasciandola al suo tempo.Da un paio di giorni ho l'umore ballerino, presumo per il fatto che non mi rimanga molto prima di rientrare in Italia e percepisco un filo di malinconia quando ci penso, questa esperienza vorrei non finisse mai.
In ogni caso, pensa qui pensa là, passiamo nel frattempo qualche villaggio di questa tappa e, a Castildelgado, ci ritroviamo con gli altri per una pausa, inoltre apprendo da altri italiani che a Belorado c'è un albergue con piscina.Mecojons, il vero spirito del cammino si fa quattro grasse risate alla nostra decisione assoluta di pernottare lì.
Però dai, per una volta si può fare.
Dopo una colazione riprendo il filo di una strada che muta piano il suo contorno. Non più vigneti infiniti ma campi di grano misti a una buona solitudine. In un posto, di cui non ho letto il nome e quindi la mia MV è giustificata, trovo un albergue molto accogliente, peccato non sia dove vogliamo fermarci, altrimenti fanculo pure alla piscina. È tenuto da una coppia sulla mezza età, donativo in tutto, tanto che puoi prendere frutta e bevande senza pagare.Una tipa italiana mi suggerisce di farmi un giro anche al piano di sopra, per dare uno sguardo alle camerate. Sono deliziose con i loro quattro letti a castello, gli scalini piastrellati di un rosso ocra, l'aria pulita da ogni rumore.Ne abbiamo persi altri, penso mentre faccio due foto, di posti così. Albergue poco conosciuti, situati in villaggi o piccoli paesi che stanno, in genere, in mezzo ai canonici km delle tappe.
Mi guardo intorno, da solo, misurando a vista quelle stanze vuote, con la sensazione strana di dover rifare, prima o poi, tutto il cammino dalla partenza, che sarebbe come rileggere un libro con più attenzione, scovando nuovi angoli di lettura.
Mi scrollo di dosso questo pensiero appoggiato sui se e sui ma per scendere e recuperare zaino, bastone e bottiglia.
Prima di andare lascio due euro per un caffè, ma in fondo credo di farlo come piccola riconoscenza per quel momento al piano superiore.
Esco da quell'angolo di pace per tuffarmi di nuovo sotto un sole che ti piove addosso per quanto scalda.
Dalla fine del paese in poi conoscerò altre due orientali, ma dimenticherò subito il loro nome quando riprendo un passo solitario e silenzioso che mi porterà, per la prima volta, ad arrivare prima degli altri nel primo albergue di Belorado, quello con la piscina per intenderci.
Prenoto e pago per tutti, poi il tipo dice a un altro di accompagnarmi alla mia camerata, situata in un edificio lungo e stretto, dove i bagni sono separati e i letti abbastanza comodi.Vicino a quelli che ho prenotato c'è un tizio tedesco che conobbi a Estella.Una faccia simpatica e rubiconda, un saluto contento da parte di entrambi poi, dopo quella sosta non lo rivedrò più.
Arrivano gli altri che io mi son già fatto un paio di birre con Jacopo, Alessandra, Chiara e Gloria.Fanno parte di quel gruppo di italiani che ci han suggerito questo posto e sono partiti tutti da soli, non conoscendosi, per trovarsi all'aeroporto di Bergamo.
Jacopo e Alessandra hanno iniziato la loro storia così, su un volo che portava alle pendici dei Pirenei.
E insomma, nel frattempo gli altri si sono sistemati quindi con Luca e Jo decidiamo che un pomeriggio in piscina senza altre birre, non è un pomeriggio speso bene.Quindi vai di bionda e anche di quell'allegria rimasta dalla sera prima, con cui coinvolgiamo anche un tedesco di quelli che sembrano usciti dalla Wermacht, tanto ha i capelli a spazzola e gli occhi di ghiaccio.Con lui non intavolo nessun discorso calcistico, ha appena vinto i mondiali, e poi dopo l'allegria si presenta con quattro birre medie da scolare sui lettini sdraiati al sole.
In tutto questo, come sarà l'acqua?
Presto detto, la prossima glaciazione potrebbe iniziare da qui.
Però fa bene alle gambe e ai tendini , quindi provarla avendo cura di fare prima testamento.
Quando il sole si abbassa verso l'orizzonte, lascio tutti per andare a fare una doccia e due stracci di bucato, scoprendo che Paul e João si sono spazzolati tutti i miei biscotti presi la mattina e, quella stessa mattina snobbati da tutti.
Ho una fame da cavernicolo, ma voglio zuccheri, l'allegria ha questo effetto collaterale.
Raggiungo l'ora di cena con la brama da miraggio nel deserto, ma João fa un buon piatto portoghese, che riempie molto e di cui non ho chiesto nemmeno il nome, tanto non l'avrei ricordato.
Dopo un caffè al bar nell'albergue, lascio Luca a parlare con quella signora spagnola, Olga, fumatrice incallita conosciuta la prima volta durante la terza tappa, quella che ci avrebbe portato a Pamplona.
Gli lascia una pietra viola, che lei avrebbe voluto portare all'Oceano, ma pensa che sia giusto darla a lui, soprattutto dopo che ha descritto l'amico di Luca morto per cirrosi senza averlo mai visto.
Lei sa. Cosi mi dice Luca, mostrandomi la pietra che, da quel giorno in poi, è rimasta nella sua mano durante il cammino.
A letto cerco di sedurre la mia MV cercando di ricordare tutto quello che ho vissuto finora, ma la stanchezza è sua alleata, l'ultimo pensiero è quello che ho ancora due giorni per camminare prima di raggiungere Burgos.
On air
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